Ma fille (Figlia mia)

aff ma filledu 2 au 5 mars 2019
Date de sortie 27 juin 2018 (1h 37min)
De Laura Bispuri
Avec Valeria Golino, Alba Rohrwacher, Sara Casu
Genre Drame
Nationalités allemand, italien, suisse
Synopsis :
Vittoria, dix ans, vit avec ses parents dans un village reculé de Sardaigne. Un jour de fête, elle rencontre Angelica, une femme dont l’esprit libre et l’attitude provocante tranchent avec le caractère posé de sa mère, Tina. Vittoria est fascinée, mais sa mère ne voit pas d’un bon œil ses visites de plus en plus fréquentes à la ferme où Angelica vit comme hors du monde. Elle ne sait pas que les deux femmes sont liées par un secret. Un secret qui la concerne, elle…

La critique par Frédéric Strauss (Telerama)
Dans une Sardaigne brûlée par le soleil et battue par le vent, une gamine de 10 ans s’attache à une femme un peu sauvage, exaltée, qui a des cheveux roux comme elle, mais que sa mère essaie de tenir à distance… Autour de ce trio féminin, le drame manque d’angles saillants. Mais la spontanéité de la mise en scène ouvre une piste sensible, plus secrète, qui finit par avoir un vrai charme. L’enfant ne sait à quel modèle de maman se vouer, et les deux adultes ne savent pas, elles, comment jouer leur rôle, comment être un modèle… Toutes les trois se cherchent.
Au fil de ce vagabondage autour du lien maternel, douceur et violence s’expriment à travers deux actrices dont la réalisatrice a su tirer le meil­leur : Valeria Golino, à la tendresse presque étouffante, et Alba Rohr­wacher, au bord d’une folie presque ­séduisante.

aff figlia miaTre eccellenti protagoniste per un’opera che esplora con profondità il mistero della maternità.
Recensione di Giancarlo Zappoli domenica 18 febbraio 2018

Sardegna. La piccola Vittoria (10 anni) ha una stretta relazione con sua madre Tina. In una casa in degrado fuori dal paese vive Angelica che è spesso ubriaca e cerca affetto tra le braccia di uomini che sono solo interessati al sesso. Angelica è la madre naturale di Vittoria e, nel momento in cui viene sfrattata, Tina spera di liberarsi in modo definitivo della sua presenza. Perché il rischio che riveli la propria maternità alla bambina è sempre in agguato. Ancora di più quando Vittoria e Angelica iniziano ad avvicinarsi.

Laura Bispuri, dopo Vergine giurata, prosegue la sua esplorazione nelle dinamiche della femminilità affiancata nuovamente da Francesca Manieri. Lo fa con un film la cui radice esistenziale è rinvenibile nell’aggettivo possessivo del titolo: mia.

Di chi è Vittoria? Della madre che conosce come tale, Tina, che si occupa di lei (anche se non vede o non vuole vedere quanto le coetanee la isolino)? Oppure di Angelica, che l’ha messa al mondo poco dopo il suo arrivo sull’isola e l’ha ceduta perché consapevole di non sapere rinunciare alla propria personalità in continua tensione di ricerca? Ma, soprattutto, come può applicare quel ‘mia’ alla sua propria personalità in fase evolutiva (come voleva lo slogan femminista « Io sono mia ») se la sua acquisizione di identità è minata da un dubbio crescente?

Bispuri accompagna le sue tre eccellenti protagoniste alla ricerca di se stesse utlizzando anche piani sequenza in cui il loro ‘perdersi’ è accompagnato da una colonna sonora tanto invadente quanto pronta a infrangersi per lasciare posto ad altro. È la sintesi dinamica di questo film in cui l’alternarsi di scoperte e smarrimenti si scontra con le urgenze del vivere. Un vivere che deve confrontarsi con una natura che, come una madre, può essere benevola o difficile da affrontare e compiacere. Come quando Vittoria sente il bisogno di pronunciare la parola ‘mamma’ senza sapere che quel sostantivo farà al contempo del bene e del male, promuovendo il riemergere di tensioni solo apparentemente sopite, sepolte sotto terra come un possibile tesoro in una necropoli sperduta nella selvaggia natura di un’isola carica di mistero. Un mistero come è, in qualsiasi società e in qualsiasi condizione, ancora oggi quello della maternità.